In Francia accendi la televisione e cerchi di intuire qualche notizia dai vari telegiornali. In questa settimana ne abbiamo visti molti di quelli serali, sia sui canali francesi che su quelli tedeschi. La notizia è: soltanto in Italia si parla del Papa nei tg. Neanche la Domenica di Pasqua hanno parlato di Benedetto Vattelappesca, non se lo sono cagato di striscio e la cosa più straordinaria è che ritengo la questione normale. Che senso ha fare la copertina di un tg con il servizio: il Papa prega per la fame nel mondo?
A Parigi non ci sono cartelloni pubblicitari in tela appesi ad ogni lampione. La cosa è molto gradevole alla vista se confrontato con quello che c’è nelle nostre vie (almeno così dalle mie parti).
Sto riuscendo a leggere il libro di Augias sui segreti di Parigi, ora che ci sono stata tutti quei nomi di vie e di luoghi hanno un senso ed un’immagine nella mia testa. Scopro così che il Museo di Montmartre non è sempre stato lo stereotipo turistico che è ora, ma che prima al n.12 di Rue Cortot c’era la casa si Marie Clementine Valadon e Maurice Utrillo, che scopro essere madre e figlio.
Lei, detta Suzanne per il suo amore per i “vecchioni”, ha una madre alcolizzata e inizia presto a lavorare prima come sarta, poi come sguattera, cameriera, fioraia e infine cavallerizza per il circo; ha un’infanzia dura ma si sente libera e soprattutto felice. Dopo una brutta caduta da cavallo lascia il circo e diventa modella per gli artisti; si concede a tutti, e volentieri. Nel tempo diventa amante di Puvis de Chavennes, di Renoir (di cui era innamorata), di Rodin, di Bartholomè, di Toulose-Lautrec, di Zandomeneghi e di Degas prima di sposare Andrè Utter. Da uno di questi uomini (ma chissà quale) nasce suo figlio Maurice.
Lui: un disgraziato. Alcolizzato fin da poppante per la simpatica usanza di nutrire il pargolo con biberon di vino, aveva imparato fin da bebè a fingere crisi epilettiche per averne a sua disposizione. Nelle fasi di crisi da adulto arrivava a bere trementina e acqua di colonia. Al cabaret “Lapin Agile” i suoi amici (Rousseau, Modigliani, Picasso, mica il signor nessuno) erano spesso costretti a legarlo al bancone per placarne gli scatti di ira. Innamorato di sua madre (che col matrimonio pare lo avesse coinvolto in uno strano menage a tre) inizierà a dipingere per cura sotto l’indicazione di un anonimo medico. Nel 1926 un suo quadro spuntò ad un’asta 50mila franchi.
Suzanne morirà nel 38 davanti al cavalletto nella sua casa di Montmartre; il quadro Autoritratto con i seni nudi “è uno dei suoi più coraggiosi e belli: vi è raffigurata una donna di sessantacinque anni dalle grazie ormai sfiorite, segnata dal tempo, il seno vizzo e cadente”. Nella sua vita è stata la figura femminile di innumerevoli opere d’arte, è lei ad esempio che guardiamo ne Il ballo in città e Il ballo in campagna di Renoir.